Intorno al pozzo di Eugenio De Signoribus

Il libro Nel villaggio oscuro di Eugenio De Signoribus, pubblicato da Manni Editori nel 2023, offre una meditazione sulla natura umana, sull’arte e sulla ricerca di significato in un mondo in continua evoluzione, nel quale eventi drammatici quali la pandemia e le guerre impongono una riflessione adeguata e al contempo opportunamente ponderata e mediata dall’arte. Attraverso un linguaggio ricco e una struttura poetica complessa, l’autore esplora temi universali, invitando il lettore a riflettere sulla propria esistenza, sul potere della parola e sulla capacità dell’arte di apportare luce e ispirazione anche nei momenti di oscurità.

Il breve commento che segue concerne la prima parte dell’opera, Intorno al pozzo, che raccoglie le riflessioni sulla poesia del nostro.

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Il titolo Intorno al pozzo suggerisce un’immagine simbolica di profondità, mistero e ricerca interiore, e una metafora della fonte dell’ispirazione. Il pozzo, nella sua essenza letterale, è un luogo in cui attingere acqua, simbolicamente associato a fonte di vita e nutrimento. Tuttavia, è anche spesso associato al “buio” e alla “profondità”, ed evoca un senso di mistero e di connessione con l’inconscio. Il titolo Intorno al pozzo rinvia, dunque, alla poesia come a un mezzo per attingere a queste profondità, per cercare significato, verità e ispirazione nell’oscurità e nel mistero dell’esistenza umana. Inoltre, sembra richiamare un senso di comunità intorno a queste tematiche, invitando i lettori a condividere e a esplorare insieme i misteri e le bellezze della creatività.

De Signoribus presenta qui una sorta di manifesto poetico. Affronta temi quali l’innocenza, l’integrità e la genuinità come pilastri fondamentali della vita umana e artistica, sottolinea il potere evocativo e simbolico delle parole, attribuendo grande importanza alla capacità della poesia di ispirare emozioni e immagini complesse. Con un linguaggio ricco di simbolismo, De Signoribus esplora il valore della creatività e dell’arte come forma di speranza: l’arte e la poesia permettono di perlustrare la condizione umana, di custodire la memoria e di mantenere viva la speranza di fronte alle sfide e alle incertezze della vita. La scrittura di De Signoribus spesso si nutre di richiami ad opere d’arte e filosofiche, riferimenti culturali e citazioni letterarie che contribuiscono a creare un contesto ricco di significati e connessioni con la tradizione.

La prosa Soglie dell’innocenza approfondisce il concetto di innocenza e di autenticità nelle azioni e nel linguaggio, portando il lettore a considerare l’importanza di rimanere integri e onesti con sé stessi. Il poeta mette in guardia contro la perdita di queste qualità, descrivendo le conseguenze catastrofiche che si verificano tradendole o fingendo di possederle. Con riferimenti alla parola di Dio e alla sapienza del mondo, De Signoribus invita il lettore a considerare il potere e la profondità della poesia come veicolo per esprimere la complessità umana.

L’«opera circolare», è uno specchio della vita, rappresenta un faro di significato e speranza in un’epoca segnata da incertezze e tensioni. L’opera artistica, sostiene De Signoribus, può essere un ponte tra passato e futuro, una testimonianza della ricerca umana di significato. L’autore sottolinea l’importanza di mantenere viva la speranza e di continuare a creare nonostante le difficoltà e le minacce all’integrità e alla civiltà umana.

Segue una considerazione sull’innocenza, e sulla sua relazione con l’esperienza vissuta. Il poeta afferma che, nella complessità della vita, trovare la parola giusta, «il bandolo della matassa», può portare a un momento di pura emozione e rivelazione; ciò produce il senso di un nuovo inizio, un’eco di rinascita che permane in chi scrive. Questo processo di scoperta e di espressione si traduce in una sensazione di purezza e di rinnovamento interiore, mostrando come la creatività e l’espressione artistica possano essere atti di pura autenticità e libertà. Il lampo di illuminazione descritto in questa prosa simboleggia il momento magico in cui la parola scritta prende vita, portando con sé un senso di freschezza, apertura e possibilità di ripartenza.

Vi è, quindi, un passaggio sul tema del libro in generale e sul libro di poesie in particolare che corrisponde a un percorso sensoriale e spirituale che porta il lettore da un punto di partenza emotivo e di pensiero a uno stato più elevato, ma sempre temporaneo. La poesia è vista come un viaggio interiore verso la conoscenza, una possibilità di affrontare le difficoltà personali e collettive. Il poema si conclude quando la visione si oscura e il sentimento declina, e si torna all’inizio senza la capacità di riprendere il cammino. Il concetto del viaggio poetico che porta il lettore verso una maggiore comprensione di sé e del mondo circostante è centrale nella poetica di De Signoribus, suggerisce un’esperienza emotiva e spirituale in continua trasformazione.

Segue un passaggio sull’importanza di dotarsi dell’opportuna attrezzatura quando si intraprende un cammino artistico solitario, sottolineando che più ricco di risorse e immaginazione è il «sacco», maggiori sono le possibilità di andare avanti e resistere alle difficoltà fino all’«alba». Applicando questo concetto alla poesia, De Signoribus afferma che un bagaglio con diversi registri linguistici, che comprenda il linguaggio colto come quello popolare, accogliendo anche neologismi quando necessario, è essenziale di fronte alla superficialità del linguaggio contemporaneo e alla tentazione di scrivere in modo banale. Un «sacco» metaforico capace di contenere una varietà di strumenti, abbracciando diverse forme espressive, comprese quelle considerate “volgari” o temporanee, consente al poeta di restituire la propria visione del mondo, con un sentire autentico e universalmente riconoscibile. L’idea che anche le parole “abusate” mantengano una propria unicità e necessità sottolinea il potere intrinseco del linguaggio e la capacità della parola poetica di trasmettere significati profondi.

Il poeta racconta, quindi, un evento significativo in cui un individuo, stanco della parola “luce” in ambito poetico, esprime con veemenza il proprio disappunto. Questa reazione stimola una profonda riflessione in versi in cui De Signoribus esplora le molteplici sfaccettature della luce e la sua capacità di influenzare le percezioni umane in modi unici e personali. Il poeta riflette sul rapporto complesso tra la luce, la percezione individuale e la trasformazione personale. La luce diventa un simbolo dell’ineffabile che ognuno intende e reinventa secondo i propri desideri, bisogni e ferite emotive. In conclusione, De Signoribus osserva come una parola non sia in sé buona o cattiva, tutto sta all’uso che se ne fa, al modo in cui il “cuoco-poeta” riesce a valorizzare quell’ingrediente che, per quanto all’apparenza banale, può creare una pietanza sopraffina.

Nell’ultima prosa, De Signoribus riflette sull’amore per la lingua come un sentimento profondo e fedele. Esso è descritto come un’entità che porta con sé la capacità unica di scoprire il potere delle parole. Questo amore consente di esprimere se stessi, di confrontarsi con gli altri e con il mondo, di affrontare gli scontri e i conflitti della vita quotidiana e di rispondere alle ingiustizie con pazienza e silenzio, anziché con rancore. L’amore per la lingua si sviluppa nel tempo, cresce nonostante e al di fuori del tempo stesso, abbraccia e sostiene gli altri amori, portandoli dalla loro nascita fino alla loro compiuta realizzazione, offrendo forse anche una possibilità di salvezza.

Questo brano risalta la profonda relazione di amore e rispetto che si può instaurare con la lingua come veicolo di comunicazione e di espressione artistica. L’autore sottolinea come la lingua non sia solamente uno strumento di comunicazione, ma abbia il potere di rivelare, cambiare e trasformare il mondo intorno a noi. Amare la lingua significa accogliere la diversità delle parole e delle espressioni (anche nelle forme dialettali o locali), scoprendo la propria identità e il proprio destino attraverso il confronto e la comunicazione con gli altri.

L’amore per la lingua è descritto da De Signoribus come un percorso di crescita personale e di confronto con le sfide della vita, dove la capacità di rispondere con pazienza e saggezza alle avversità diventa un segno di maturità e di forza interiore. L’autore invita a non reagire alle ingiustizie con violenza o rancore, ma a impiegare la potenza della parola e la forza della comprensione per superare gli ostacoli e pervenire a una risoluzione positiva.

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Intorno al pozzo di Eugenio De Signoribus porta alla luce l’importanza dell’approfondimento, della meditazione e della dedizione alla pratica artistica, specialmente nel contesto dell’attuale cultura dell’immediatezza e della ricerca di un successo rapido quanto effimero, nella società dell’usa-e-getta dove l’industria culturale ha annichilito l’arte, come ben aveva preconizzato Hannah Arendt.

Eugenio De Signoribus rappresenta un modello di vita e di arte che valorizza la ricerca interiore, la contemplazione e lo studio come elementi fondamentali per la creazione poetica autentica e significativa. L’autore suggerisce che l’essere “orfani” in poesia, ovvero il vivere un senso di solitudine e di ricerca personale nella propria pratica artistica, è una conquista. Questo concetto implica che il lavoro poetico autentico richieda un profondo impegno interiore e una ricerca costante di significato, senza cadere nelle lusinghe dell’apparenza o della superficialità. Non appare casuale, al riguardo, l’omaggio esplicito che De Signoribus fa al libro di poesia di Jolanda Insana, La stortura (Garzanti, 2002), nella sezione Tempi interiori, all’interno del testo (ricordo-pànico); la poesia di Insana – al pari di quella di De Signoribus – presenta spiccati elementi di originalità e probabilmente, anche per questo, ossia per non essere facilmente riconducibile a una tradizione, a dei riferimenti poetici e autoriali immediati, nonostante l’indubbio rilievo che ha avuto nel nostro panorama culturale, risulta a torto fra le figure meno approfondite e studiate, nonché fra le meno ricordate.

In questo senso, De Signoribus dovrebbe essere considerato un punto di riferimento per i giovani poeti, un esempio culturale, artistico e spirituale da cui attingere ispirazione e guida. De Signoribus incarna, infatti, valori quali la dedizione alla poesia come strumento di indagine sulla realtà e sull’arte, la profonda riflessione come base per la creazione artistica e l’importanza di mantenere viva un’etica del lavoro e dell’espressione artistica non compromessa dalla superficialità o dalla ricerca del consenso.

In un’epoca dominata dall’effimero, di cui i social rappresentano una delle espressioni più evidenti, non può sfuggire il λάθε βιώσας ossia la vita appartata, lontano dagli accecanti fari della mondanità che conduce De Signoribus, il quale si distingue come un esempio alto di come la poesia e l’arte richiedano tempo, studio, maturazione e macerazione, contemplazione e impegno per poter comunicare verità universali. È una testimonianza, la sua, di vita e di pratica artistica per perseguire la via poetica in modo autentico.

Maurizio Lancellotti