Abbiamo conosciuto la poesia di Noemi Nagy nel XVI Quaderno italiano di poesia contemporanea, pubblicato da Marcos y Marcos nel 2023. Lì era il primo nucleo di questa silloge, che ora – dilatata in molte tra le possibili direzioni – corrisponde a un’idea stratificata di “sottopelle” del corpo e del noncorpo: se ad exergo della prima sezione si legge la considerazione “Sua caratteristica principale / è la mancanza del corpo”, infatti, è visibilmente presente nell’autrice la consapevolezza che nulla è visibile quanto ciò che sembrerebbe mancare. Ed è nella ricorrenza del corpo come verità e metafora che emerge – nel dire di Nagy – una mappa di situazioni che mirano a interpretare la complessità del presente, della sua fatica e del suo orrore: la cruenza delle immagini – nel susseguirsi di un disagio che si mantiene coerentemente sotto la pelle, in un sangue mai dichiarato ma sempre circolante – sostiene una narrazione tesa, che vuole – e sa – farsi ricordare per l’incisività delle scene evocate e per l’esattezza delle proporzioni.
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